Duomo, pura espressione del barocco leccese

DEDICATA ALL'ASSUNTA, LA CATTEDRALE È INSERITA NELLA SPLENDIDA CORNICE DI PIAZZA DEL DUOMO, TRA IL CAMPANILE, L'EPISCOPIO E IL PALAZZO DELL'ANTICO SEMINARIO, PRESENTANDOSI AGLI OCCHI DEL VISITATORE CON IL SUO PROSPETTO LATERALE. UNA RICCA FACCIATA CHE, ENTRO UN ARCO DI TRIONFO, ACCOGLIE LE STATUE DEI SANTI PATRONI, ORONZO, GIUSTO E FORTUNATO

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Note storiche e architettoniche

È al vescovo Luigi Pappacoda che si deve l'attuale aspetto della chiesa, eretta a partire dal 1659, esaltando la figura di Sant'Oronzo che tre anni prima aveva salvato la città da una epidemia di peste, divenendone il patrono. L'opera viene affidata al grande architetto e scultore leccese Giuseppe Zimbalo, il quale conduce i lavori dal 1659 al 1670.

Allo Zimbalo fu affidata anche la ricostruzione del campanile, un tempo collocato a lato della facciata principale, sul lato orientale della piazza. I lavori durarono dal 1661 al 1682, come riporta l'epigrafe sulla penultima monofora.

La caratteristica decorazione barocca si impone sulla facciata laterale, mentre più classico e lineare appare il prospetto principale che guarda l'Episcopio.

Numerosi sono gli altari in marmo e in pietra leccese che arricchiscono l'interno della chiesa, suddiviso in tre navate da robusti pilastri.

Controsoffitto

Copre la navata centrale un prezioso controsoffitto seicentesco in legno intagliato e arricchito da dorature. Nella trama dei cassettoni a croce greca e a ottagono, tre tele, attribuite a Giuseppe da Brindisi, raccontano gli episodi più significativi della vita del santo patrono leccese.

Nella tela più vicina al transetto, La predicazione, Sant'Oronzo, non ancora vescovo della città, diffonde col crocifisso in mano il Cristianesimo nel territorio salentino, ai tempi della dominazione romana ancora pagano.

Nella tela più vicina alla controfacciata, Il Martirio di Sant'Oronzo, il Santo rappresentato come primo vescovo di Lecce sta per essere nelle persecuzioni dei cristiani ad opera dell'imperatore Nerone.

Al centro del soffitto la tela che rappresenta La Protezione dalla peste in cui Sant'Oronzo dal cielo tiene fuori città la peste. Lecce è rappresentata con le mura di fortificazione e le architetture che la caratterizzavano nel Seicento. Fuori da una delle porte urbiche la personificazione della peste del 1656.

Altare di Sant'Oronzo

Sant'Oronzo viene celebrato in un grandioso altare nel transetto a destra, totalmente in marmi policromi. Il santo patrono della città è rappresentato come vincitore sul paganesimo al centro in un dipinto di Giovanni Andrea Coppola (1656), pittore gallipolino. Ai suoi piedi un idolo di una divinità pagana in frantumi. I compatroni di Lecce trovano posto nelle due nicchie laterali: San Fortunato a destra e San Giusto a sinistra. La narrazione della storia del patrono continua nel secondo ordine con la rappresentazione nelle nicchie di Santa Petronilla a sinistra, la matrona romana che aveva raccolto le spoglie di Sant'Oronzo e a destra di Sant'Emiliana, sorella del santo.

Secondo la tradizione, durante la dominazione romana nel I secolo d.C., Sant'Oronzo e il nipote San Fortunato presso la località di San Cataldo incontrarono San Giusto, discepolo di San Paolo in viaggio verso Roma. I due si convertirono così al Cristianesimo e iniziarono la loro opera di proselitismo.

Sant'Oronzo, ritenuto il primo vescovo di Lecce, fu poi perseguitato e subì il martirio nell'età dell'imperatore Nerone. Fu decapitato in un luogo, a poca distanza da Lecce, dove sorge la Chiesa "della testa di Sant'Oronzo". Le sue spoglie furono raccolte dalla matrona leccese, Santa Petronilla e, secondo una tradizione, riposerebbero all'interno della Cattedrale, sotto l'ultimo pilastro a destra della navata centrale. I tre santi sono festeggiati dal 24 al 26 agosto.

La cripta

Due scalinate dalle navate laterali conducono alla cripta della cattedrale, dedicata a Santa Maria della Scala. Colpisce subito il contrasto tra la ricchezza della chiesa superiore e la sobrietà e linearità dell'ambiente sotterraneo, risalente alla prima metà del '500, caratterizzato dalla monocromia della chiara pietra leccese e da una fitta serie di colonne e semicolonne con capitelli ornati da motivi decorativi diversi.

Questo aspetto è in parte frutto dei restauri della metà del Novecento che hanno ripristinato l'aspetto cinquecentesco tramite la rimozione di gran parte delle aggiunte barocche. Solo sulle pareti laterali persistono quattro altari seicenteschi.

Due particolari capitelli presentano i due stemmi di Lecce: quello più antico rappresenta una torre coronata, l'originaria torre campanaria della cattedrale costruita in età medievale in ricordo della torre in cui fu rinchiusa Sant'Irene, antica patrona di Lecce.

La cripta, utilizzata come area sepolcrale, presenta nel pavimento, oltre a numerose epigrafi funerarie, pozzetti per la deposizione dei defunti ed ossari. Altri ambienti per sepolture sono stati recentemente rinvenuti al di sotto del pavimento della navata della cattedrale.

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